organigramma aziendale

L’IMPORTANZA DI UN MANSIONARIO AZIENDALE

Il libro “la paura è un peccato di Oriana Fallaci” raccoglie la corrispondenza della scrittrice (ben 120 epistole inviate a diversi soggetti).

Non aver paura, non voglio fare una recensione!

Al di là dell’ammirazione o simpatia che si può o non può provare nei confronti della scrittrice toscana, la lettura della Fallaci ci fa riflettere su come anche la scrittrice-giornalista avesse compreso l’importanza di stabilire delle REGOLE nel rapporto di lavoro.

Una sorta di regolamento interno, che dovevano rispettare tutti i suoi collaboratori, dal primo all’ultimo.

Le regole di comportamento che fissa sono rigidissime. Non ammette deroghe.

Per farti capire cosa intendo riporto alcuni stralci dei capitoli in cui la scrittrice indica puntualmente le regole per i suoi lavoratori.

lettera 103. (consultabile anche in google libri- estratto)

“All’ attenzione di Daniela Di Pace con preghiera di diffusione a tutte le segreterie del gruppo.
 

Per l’ ufficio – L’ ufficio deve essere aperto puntualmente alle 9 del mattino.
La puntualità è indispensabile perché le 9 am di New York corrispondono alle 3 pm del pomeriggio in Italia e da quell’ ora in poi vi sono – per l’ Italia – poche ore lavorative a disposizione.
 

– L’ impiegato deve restarvi fino alle 13, ora in cui – salvo necessità e mia richiesta specifica – deve lasciarlo chiudendo bene la porta a chiave. Durante le quattro ore se ne allontanerà soltanto su mio incarico. Cioè per venire a casa mia oppure recarsi a fare una commissione per me.
 

– Al telefono risponderà semplicemente «Rizzoli Publishers». Se qualcuno chiede di me, non deve dare informazione alcuna. Comportarsi con cortesia ma distacco, come farebbe una centralinista.
 

Arrivano, ovvio, telefonate dalla Rizzoli di Milano o di Firenze (signora Calchetti) o da miei amici e collaboratori che mi cercano per riferirmi qualcosa. Ma arrivano anche telefonate di estranei, indiscreti, gente che cerca contatti con me. E questi non devono sapere nemmeno se sono o non sono a New York.

Quindi: «Non so nulla. Rispondo a telefono e basta. La prego di lasciare nome e cognome nonché il motivo della chiamata. Riferirò alla direzione di questi uffici (Non dire a me, altrimenti è chiaro che sono in città eccetera)».
 

– Il telefono del mio ufficio serve a me e basta, all’ ufficio e basta.
Proibite le chiamate personali e in particolare le long-distance. Il costo delle chiamate personali e in particolare delle long-distance non deve assolutamente gravare sulle mie spese!
 

– Tutti i fax devono essere copiati e messi in un fascicolo onde poterli all’ occorrenza ritrovare.
 

Idem, le telefonate. Ogni telefonata che arriva deve essere trascritta con l’ ora e il giorno e il nome della persona che ha chiamato. Tale trascrizione deve essermi consegnata, ben scritta a macchina, e la copia deve essere messa da parte coi fax.
 

– Non vi sono vacanze. Questo tipo di lavoro non prevede vacanze come in un lavoro a tempo pieno e con contratto. Per tutta l’ estate ad esempio io avrò disperatamente bisogno di una persona in ufficio. Quindi se uno ha bisogno della vacanza non può assumere l’ impegno di questo lavoro. Per vacanza intendo anche il giorno saltuario.
 

– Quattro ore al giorno sono poche, quindi tutte quelle quattro ore devono essere fatte. Niente richieste per recarsi dal dentista o dalla zia che ha la polmonite. Del resto il lavoro è pagato a ore.
 

– Il compenso è quello stabilito. Niente di più, niente di meno, e ovviamente niente richieste di aumenti. Dodici dollari al giorno equivalgono a circa 26.000 lire italiane: cifra che in Italia è lungi dall’ essere bassa. E i conti io li faccio in italiano perché queste spese vengono sostenute da me da Milano in denaro italiano, ahimè, e trasferite in dollari. Incrementi sono quindi impossibili.
 

– Le disposizioni che do devono essere scrupolosamente eseguite. Niente dimenticanze o distrazioni o ritardi. E niente iniziative personali di alcun tipo.

 Per l’impiegato o impiegata – Deve trattarsi anzitutto di persona decorosa, bene educata, rispettosa, cortese, e ovviamente in grado di scrivere senza errori in italiano e in inglese.
 

– Deve saper prendere, eventualmente, il testo di una lettera o di un messaggio o di un fax. Far questo con ragionevole velocità e soprattutto senza errori, quindi trascriverlo e inviarlo. Senza farci fare brutta figura come è successo in passato. Questa è una casa editrice, non un’ agenzia di importazione vini-e-salami.”

– Deve saper usare la macchina da scrivere, il computer, e le altre diavolerie che si usano oggi.
Deve saper spedire la posta e il fax nonché i pacchi che mandiamo via Dhl o Federal Express. Questo è molto, molto importante.
 

– Deve essere sempre vestita in modo decoroso, dignitoso. Niente giovanotti e ragazzette vestite da pagliacci, niente scamiciati (magari puzzolenti come è successo) o con le scarpacce da tennis. Niente T-shirt e disinvolture estetiche. Su questo punto non ammetto discussioni.

Se un candidato o una candidata si presenta con abiti o apparenze inaccettabili, che sia scartato subito anche se è Leonardo da Vinci o Madame Curie. Proprio per questo preferisco una persona matura (anche un pensionato o una pensionata) agli studenti di passaggio eccetera.
 

– Deve essere persona capace di assoluta discrezione e abbastanza intelligente da capire se qualcuno chiama per indagare e aver contatti con me. (Giornalisti, studenti che preparano tesi, tipi curiosi o appiccicosi.) Una persona, inoltre, capace di risolvermi piccoli problemi quotidiani che mi distraggono dal lavoro. (Conti da pagare, piccole vertenze da risolvere, piccoli acquisti da fare ecc.).
 

– Deve essere persona in grado di venire a casa mia ogni volta che lo chiedo, portarmi la posta e i fax e i messaggi e i pacchi. La distanza tra l’ ufficio e casa mia è limitata, ma ovviamente non posso permettermi persone che non sono in grado di camminare. E a tal proposito ricordo che è per me augurabile che il segretario o segretaria non debba venire tutti i giorni a casa mia perché ciò interrompe il mio lavoro in maniera catastrofica. A volte però è necessario che venga tutti i giorni per quanto la cosa mi disturbi…
 

– Spiegare che vi sono giorni frenetici e giorni (assai più spesso) in cui non c’ è da far nulla fuorché stare in ufficio a sorvegliare i fax e il telefono e la posta. In questo secondo caso non voglio gente che poi mugugna «mi annoio», e tantomeno gente che si allontana per la passeggiatina o il caffè lasciando l’ ufficio incustodito. Se si annoia, pace.
 

– La persona non deve familiarizzare con gli altri uffici che, si sa, sono occupati da giornalisti ossia da persone interessate a me e alla mia vita. Deve farsi i fatti suoi, cioè, tenersi alla lontana dai curiosi.

– La persona deve rendersi anche conto che tale lavoro non si limita all’ ufficio; facendo così entra praticamente nella mia vita.
 

Ad esempio deve avere il mio numero di telefono (segreto,) nonché il mio indirizzo. E questa è prova di grande fiducia.
Deve quindi impegnarsi a non tradire quella fiducia anche se se ne va.
– Le altre cose le spiegherò a voce all’ interessato o interessata.

Come hai visto anche Fallaci aveva il suo codice. Forse non proprio tutte le regole erano “a norma di legge”… e sicuramente non le aveva affisse come codice disciplinare.

Ma almeno aveva disciplinato in maniera puntuale e rigorosa gli aspetti della sua organizzazione che le stavano più a cuore e che giudicava più delicati.

E tu hai fatto lo stesso?

Se ancora non hai stilato o aggiornato il codice disciplinare e il tuo regolamento, NON aspettare . Questo è il momento.

Luca Pasini

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